DAKAR

Dakar - ottobre 2009

Dakar è fatta di due città, una che sta dentro l’altra. Conoscere la prima città non è difficile, basta uscire dall’aeroporto. Si mostra subito, è esuberante e disinvolta. E’ la Dakar del centro, delle grandi vie di comunicazione, dei mercati. E’ una città infernale, caotica all’inverosimile, bloccata dal traffico, assordata dai clacson, ammorbata dallo smog. In questa città il brulichio di pelli nere è incessante, i venditori sono ovunque, i marciapiedi sono teatro di tutte le attività, il meccanico come il barbiere, la ristorazione come la distribuzione. Chiunque giunga a Dakar non può fare a meno di incontrare questa città. Se ci arriva per la prima volta si sentirà sovrastato, ma già al secondo appuntamento tutto ciò gli sembrerà normale.

Ma dietro a questa Dakar appariscente e inevitabile, se ne nasconde un’altra timida e riservata. Una seconda città appartata, che per essere scoperta richiede una piccola dose di pazienza in più. E’ lontana dalle rotte turistiche e da quelle affaristiche, è di là da Place dell’Indipendance, oltre Avenue Pompidou, nascosta rispetto alla Corniche. E’ la Dakar delle banlieu, quella dei quartieri periferici, di Point E, di Grand Yoff, di Fass. Lasciando le arterie principali che corrono veloci verso Thies o Rufisque, verso Yoff o Saint Louis, e addentrandosi nei i quartieri, si penetra in una mondo diverso, anche se poco distante. Le strade si fanno se possibile più polverose e sgarruppate, ma la tensione cala, si rarefanno le automobili, i rumori si acquietano. L’insistenza dei clacson lascia il posto al vociare dei bambini, l’olezzo dello smog cede agli aromi delle pietanze che le donne cucinano sui marciapiedi, l’eterno peregrinare delle pelli nere del centro si placa e si trasforma in sosta se non in siesta. Questa Dakar è una città serena, differente dalla prima ma da essa inscindibile.

Le due Dakar alla fine si amalgamano, si fondono in una sola grande metropoli che è figlia delle genti che l’hanno costruita e ne rappresenta il duplice carattere: talvolta esuberante e disinvolto, in altri momenti timido e riservato.

DAKAR: l'infernale...

DAKAR: la serena...

I mercati di Dakar: Sandaga, Kermel, Tilene

Dakar è una città mercato: la compravendita, accompagnata da rumorose e accalorate trattative, pare esserne l’anima. Ovunque si trovano venditori ambulanti che, spostandosi agilmente da un punto all’altro della città, propongono ai passanti l’acquisto delle merci più disparate: abbigliamento, alimentari, artigianato, tessere telefoniche, giornali e molto altro. Anche le bancarelle, fisse o semovibili, sono ovunque e rendono il passaggio sui marciapiedi una complicata gimcana. Ma il vero centro nevralgico del commercio sono i mercati dove la densità di venditori e acquirenti raggiunge livelli che rendono la semplice deambulazione un’impresa faticosa. I principali mercati di Dakar sono Sandaga e Kermel, nel centro, e Tilene, più defilato nel quartiere di Medina.

Il mercato del pesce di Soumbedioune

Il sole è basso all’orizzonte e il caldo soffocante della città cede alla tiepida brezza serale quando il frutto della pesca viene posto in vendita. Gli uomini hanno trascorso l’intera giornata in mare e adesso, stremati, si godono il meritato riposo. Il commercio del pescato è affidato alle donne, eleganti e coloratissime come sempre.

Battesimo a Dakar

Ngone ha dato alla luce da una settimana una splendida bambina. Il nome della neonata, per ora, è conosciuto solo dal padre Aziz che, dopo la benedizione degli Imam e un breve raccoglimento in preghiera, lo comunicherà a tutti gli invitati. La bambina si chiamerà Fathu: ora la festa può cominciare, ai griot toccano i riti benauguranti e il montone può essere sgozzato. Da casa Diallo, quest’oggi, passerà quasi tutto il quartiere…

Gente di Dakar